Microplastiche in acqua: come si formano, quante sono e cosa puoi fare subito per evitare la dispersione in natura
Scopri le cause e le soluzioni per neutralizzarne la dispersione delle microplastiche nei fiumi e in mare.
Ogni anno tonnellate di plastica finiscono nei mari e nei fiumi, spesso in forma invisibile: parliamo di microplastiche, frammenti minuscoli che sfuggono ai nostri occhi ma non agli ecosistemi. Questo fenomeno non riguarda solo le coste oceaniche o le grandi città: interessa da vicino anche il tessuto produttivo, dove le attività manifatturiere e l’uso diffuso di materiali plastici possono contribuire, in modo diretto o indiretto, alla dispersione nell’ambiente. In questo articolo approfondiamo come avviene questa dispersione, quali sono i numeri attuali e soprattutto cosa possiamo fare per prevenire l’inquinamento da microplastiche, adottando soluzioni sostenibili ed efficaci.
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 mm, spesso derivanti dalla degradazione di imballaggi, sacchetti o pellet industriali.
Si formano quando plastiche grandi, sottoposte a stress meccanico, raggi UV e correnti, si spezzano in frammenti ancora più piccoli (nanoplastiche). Nei processi produttivi, pellet o polveri possono finire accidentalmente in acque di scarico se non vengono gestiti correttamente.
Quanto sono diffuse?
- Nei fiumi italiani, come il Po, sono state rilevate rilevanti concentrazioni di microplastiche.
- In studi sui laghi subalpini (Maggiore, Iseo, Garda) si sono trovati frammenti prevalenti (~73 %), sparsi su tutta la superficie dell’acqua.
- In acqua potabile, la concentrazione può arrivare fino a 1. 000 microplastiche per litro; in casi estremi, fino a 10. 000 pz/L.
- In bottiglie di acqua minerale si osservano circa 325 particelle/L, rispetto a 5,5 pz/L dell’acqua di rubinetto.
In sintesi: siamo di fronte a una contaminazione cronica su scala europea, e il Triveneto non fa eccezione, soprattutto dove ci sono attività industriali e scarsa gestione della plastica.
Perché questa dispersione danneggia l’ambiente (e anche noi)?
L’impatto delle microplastiche sull’ambiente e sulla nostra salute non è solo un tema di ricerca accademica, ma una questione concreta e urgente. Quando questi frammenti minuscoli finiscono nei fiumi o nei mari, vengono facilmente ingeriti da organismi acquatici, come il plancton e i piccoli pesci. Il problema è che, una volta entrati nella catena alimentare, non si fermano lì: si accumulano nei tessuti degli animali e risalgono tutta la catena fino ad arrivare anche a noi. È un effetto domino silenzioso, che inquina alla base e si ripercuote ovunque.
Inoltre, le microplastiche non sono solo un rifiuto fisico: diventano anche veicoli per sostanze chimiche potenzialmente tossiche. Composti come BPA, ftalati o altri inquinanti organici possono aderire alla superficie delle particelle o essere rilasciati da esse, entrando così in contatto con gli ecosistemi acquatici e, di conseguenza, con gli esseri viventi che li abitano.
Le origini della dispersione si possono sintetizzare così:
Fonte | Descrizione |
Run-off e acque meteoriche | Scorrimenti di plastica da piazzali e aree esterne che finiscono nei fossi e nei canali. |
Acque reflue industriali e urbane | Impianti di depurazione non sempre trattano le microplastiche e gli scarichi industriali sono una fonte significativa. |
Spill di pellet e materie prime | Durante trasporto e lavorazione i granuli plastici possono cadere e raggiungere corsi d’acqua. |
Frammentazione in loco | Oggetti plastici abbandonati degradano lentamente in frammenti microscopici. |
Cosa possiamo fare per ridurre la dispersione?
1. Scegliere prodotti senza microplastiche
Molti cosmetici e prodotti per l’igiene contengono microgranuli in plastica (scrub, dentifrici, detergenti). Leggere l’etichetta è un primo passo: evita ingredienti come polyethylene (PE), polypropylene (PP) e simili.
Cerca prodotti con etichette “microplastic-free” o certificazioni ambientali.
2. Usare meno plastica, meglio
Ridurre l’uso di imballaggi in plastica usa e getta è fondamentale.
Come?
- Preferisci contenitori riutilizzabili o in vetro;
- Evita bottiglie d’acqua monouso e porta con te una borraccia;
- Quando possibile compra sfuso o scegli marchi con packaging sostenibile;
3. Attenzione al bucato
Molti tessuti sintetici (come il pile, il poliestere o il nylon) rilasciano microfibre plastiche a ogni lavaggio.
- Lava a basse temperature e con cicli delicati;
- Utilizza filtri specifici o sacchetti per il bucato come il Guppy Friend, che trattengono le microfibre;
- Scegli, quando possibile, abiti in fibre naturali.
4. Differenziare bene (e meglio)
Una corretta raccolta differenziata aiuta a impedire che la plastica finisca nei corsi d’acqua.
- Sciacqua i contenitori prima di buttarli;
- Non buttare mai plastica nei WC o nei lavandini (ad es. dischetti, cotton fioc, imballi);
- Partecipa a iniziative locali di pulizia di spiagge o fiumi: sono utili e formano consapevolezza.
5. Informare e fare pressione
Le scelte individuali contano, ma ancora di più lo fa la collettività:
- Condividi informazioni verificate su questi temi;
- Sostieni aziende che adottano pratiche trasparenti e responsabili.
- Scrivi ai tuoi brand preferiti: “State usando plastica riciclata?”, “Avete ridotto i microgranuli nei vostri prodotti?”. Spesso basta far sentire la voce dei consumatori.
Conclusione
Nessuno ha la bacchetta magica, ma tante piccole azioni, se ripetute da molte persone, possono fare una sostanziale differenza.
Ridurre la dispersione di microplastiche non è solo una questione industriale: è un cambiamento culturale che parte anche da noi.