Il confortante quadro economico sull’industria del packaging
Trend, cambiamenti e fatturato dell’industria del packaging nel 2022.
Fatturati, tendenze e dati: l’economia circolare come trend dei prossimi anni per uscire dalla crisi energetica.
Nonostante i numerosi investimenti dell’UE e dell’Italia, l’ultimo anno ha visto acuirsi le situazioni di difficoltà economica e finanziaria di imprese e famiglie. La guerra è riemersa alle porte dell’Europa e la crisi energetica e dei consumi che ne è derivata ha fortemente penalizzato gran parte dei settori industriali. Sebbene, il quadro non sia quindi dei migliori, il settore degli imballaggi ha continuato e continua a crescere tuttora seppur con un netto freno, rispetto al fatturato dello scorso anno.
Ecco qui un rapido confronto tra i dati del 2021 e quelli del 2022 riportati dall’Istituto Italiano Imballaggio
Dopo il +16% del 2021, il 2022 vede un ritorno a trend più moderati con un tasso di crescita del +1,5%. In alcuni settori, si registra addirittura una lieva inflessione. È il caso del settore degli elettrodomestici, autoveicoli e moto: in questi settori, i dati riportati dall’Istituto Italiano Imballaggio rilevano un meno 0,8% per gli elettrodomestici e un meno 0,9% per autoveicoli e moto.
Il fatturato previsto del settore imballaggi nel 2022
Come anticipato, con una tendenza positiva, seppur ridimensionata rispetto al 2021, troviamo i settori più direttamente legati all’industria dell’imballaggio: alimenti e bevande chiuderanno con un +0,3%, mentre i beni di largo consumo segneranno un +1,5%. Il settore farmaceutico dovrebbe stabilizzarsi al +1,3%. Dati dunque confortanti, che presentano una situazione di crescita rispetto alle inflessioni di altri settori. Parte di questi dati trova una giustificazione nel rapporto che ormai da diverso tempo c’è tra il settore del packaging e quello delle attività manifatturiere. In particolare, sono i settori in cui i materiali per l’imballaggio sono più largamente utilizzati (primario, secondario e terziario) a fare la differenza. Alimentari, beni di largo consumo, farmaceutico e cosmetico sono infatti settori fondamentali dell’industria dell’imballaggio.
Non più solo produzione, ma anche e soprattutto riciclo
A crescere e con successo è però anche l’Italia che ricicla. Secondo uno studio condotto dall’Università Bocconi l’Italia è tra i paesi dell’UE in cui si ricicla di più e con costi minori.
“I dati dello studio – ha spiegato Luca Ruini, presidente del Conai, dimostrano che l’Italia è uno degli Stati in cui si ricicla di più e a tassi più bassi. Gli stessi dati smentiscono la credenza per cui ai risultati di riciclo migliori corrispondono costi più alti per le imprese. Lo dimostra il fatto che abbiamo abbassato la maggior parte di contributi ambientali Conai”.
Per quel che riguarda invece le performance di riciclo, secondo gli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese è in una posizione di leadership, secondo solo al Lussemburgo e davanti alla Germania. L’Italia ha già superato gli obiettivi di riciclo previsti dalla direttiva europea al 2025 ed è vicino al traguardo di quelli al 2050.
Riciclare: non solo un trend macro-economico ma una ricchezza per il futuro della nostra società.
Solo nel 2021 l’Italia ha avviato a riciclo 10 milioni e 550 mila tonnellate di imballaggi, il 73,3% del packaging immesso sul mercato. Nello specifico, sono state riciclate quasi 400 mila tonnellate di acciaio; 53 mila tonnellate di alluminio; oltre 4 milioni e 450mila tonnellate di carta e cartone; quasi 2 milioni e 200 mila tonnellate di legno; più di 1 milione e 250 mila tonnellate di plastica e bioplastica; e quasi 2 milioni e 200 mila tonnellate di vetro. Non solo. Se alle cifre dell’avvio a riciclo si sommano quelle del recupero energetico, che usa i rifiuti di imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia, nel 2021 l’Italia supera l’82% di imballaggi recuperati, più di 11 milioni e 800 mila tonnellate.
È dunque chiaro che l’economia circolare può segnare la ricchezza economica e sociale delle imprese e indirettamente della nostra società per il prossimo futuro. Un cambio di paradigma fondamentale. Un passaggio chiave, che in questo caso, vede l’Italia ai primi posti per qualità e quantità del lavoro fatto dalle imprese e dai cittadini.